Come De Chirico
in una tela immobile
piazze sconfinate e manichini,
nudi di dolore,
persi nell'assurdo chiarore
della bellezza che sorpassa
ogni esperienza.
Tace.
Odi il suono del niente
che batte come un pellegrino alla porta?
Tra le linee d'arenaria
il celeste si fa strada e lì racchiusa
sta
l'impressione di un giorno,
la vita che trova una via di fuga dalla morte
facendosi sembianza geometrica e arida.
Non dormo la notte
che qualche spirito mi visita,
così l'immenso murales di cammei
nel ricordo
intrappola la vita nuova
che non può nascere
impigliata come rondine a rovi
di nostalgie.
Noia d'un vuoto avvenire
bianco di neve:
come la fine vince
sul colore.
Le mani imbrattate e perdute sottoterra,
poi ancora porte e vasti spazi
privi di oggetti,
qui
-dicono-
che qualcosa ci ascolti.
[Lucrezia Lombardo]