Ogni giovedì alle 7.49 A Firenze alla stazione
Dopo aver fatto colazione
Una brioscheun, caffè macchiato in vetro
Prendo il treno e vado a Roma
A vedere
I lavori della metro
Che adoro stare lì ad osservare
La messa in posa Di binari tra colonne avanti Cristo
quel tentativo di percorrere
un tempo che è stato in un tempo più veloce
quell'inutile affannarsi
per riattraversare il già visto
Come se potessimo
Rimodulare a piacimento il tempo
Senza essere invece obbligati a guardarlo
mentre dolcemente si consuma
Che poi a pensarci bene
Le nostre vite altro non sono
che caccole nell'Universo no
uno scorrere breve,
in cui con ansia inutilmente
ci preoccupiamo per il tempo perso
Come se il nostro esistere fosse un'unità di misura
Per sistemi solari lontani anni luce .
Come se milioni di stelle aspettassero il nostro sguardo
Per sentirsi brillare
E non fossimo invece noi,
quelli velocemente costretti a bruciare
E a rimanere un po' più eterni
solo se qualcuno ci rammenta nei ricordi
Che poi a Roma, città di Alberto Sordi,
C'è un posto
Non ricordo esattamente dove, forse piazza Navona
In cui fanno la pizza a taglio ma… veramente buona
E il tempo là si ferma , tra profumi e sapori condivisi
E alla fine tanto ci sei dentro, che non ti accorgi
cheil pomodoro
inesorabile scivola
Dalla pizza al pavimento
Sbloccando il fotogramma temporale
Che tac
La passata a terra è già passato
E l'orologio che dal muro verde bottiglia
indifferente scandisce
una sua credenza di eternità
Non è altro che un inutile accessorio
che ti obbliga a passare una vita
In continuo accellerare
Per arrivare poi alla vecchiaia
A non sapere tutto il giorno
che cazzo fare
E allora io, ogni giovedì pomeriggio
Mi siedo sui gradini di Piazza di Spagna e sto
Guardo il mondo che passa
Inseguo con trepidazione un raggio di sole che si sposta lungo i gradini
Saluto casualmente due o tre turisti argentini
E respiro respiro respiro
Che il tempo invece si muove dentro l'aria
In maniera non lineare
Lo devi annusare capire cercare
Che velocemente cambia
Un po' sta un po' sfugge Un po' va un po' torna
Un po' come me che alle 18.52
Riprendo il treno per Firenze
Con la consapevolezza dentro il cuore
Di aver trascorso un buon giovedì
Di essere stato nello stato delle cose
Talvolta anche in quello Pontificio
E di non aver fatto del tempo un artificio
Ma un modo di stare al mondo
Che il tempo vissuto non è mai buttato
Che invece è quello atteso o rincorso
ad andare sprecato
[Andrea Mitri]